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Nuti è un artista autodidatta, attento alla tecnica, che ha trovato il modo di coniugare la pittura –  da interpretare come pratica tradizionale e analogica –  ai nuovi mezzi offerti dalle tecnologie digitali applicate ai videogiochi e agli effetti speciali. Il suo lavoro parla di sopravvivenza e memoria, metaforicamente concepite come ciò che resta sulla tela dipinta al termine del processo creativo. L’artista lega l’universale al particolare, e gli elementi della vita quotidiana diventano metafore sociali della condizione umana. Una tale caratteristica del suo credo artistico deriva certamente dalla sua vita divisa tra città e campagna.

Nuti utilizza la pittura, una delle forme più antiche dell’espressione umana, insieme agli strumenti del proprio tempo. La realizzazione di un’opera d’arte inizia con un’immagine digitale, che viene poi trasformata in un’immagine analogica. In questo processo, l’artista combina le possibilità illimitate offerte dai nuovi software con la maestria della pittura tradizionale. Se osservata, la pittura di Nuti sembra tutt’altro che digitale. Tuttavia, per lui, l’uso della tecnologia è indispensabile per avvicinarsi alla vita contemporanea, come se la tecnologia fosse l’unico modo per capire la società a cui consapevolmente o inconsciamente apparteniamo. Alla prima fase della costruzione digitale ne segue una seconda, in cui l’artista lavora alla decostruzione dell’immagine. Il processo di rimozione del colore e di sua fusione tramite agenti chimici ricorda in qualche modo il procedimento alchemico noto come “solve et coagula”. La dissoluzione e la coagulazione del colore mirano a ricostruire l’immagine: un gesto distruttivo che diventa rigenerativo.